Da ragazzina, ai tempi del liceo, ero convinta che non sarei diventata mai mamma: le mie compagne di classe mi prendevano sempre in giro perché dicevano che sarei rimasta zitella a vita e che le mie nipoti mi avrebbero accolta con timore reverenziale nelle mie sporadiche visite, in quanto nota per acidità e dieta ferrea. La conferma mi venne anche da una chiromante che leggeva le mani sul ponte del Castel dell’Ovo (a Napoli) ma lì ero già più grande, inizi dell’università più o meno, che mi guardò con i suoi grandi occhi dipinti di nero e disse: “Avrai tanti dolori nella tua vita e non riuscirai ad avere figli, si vede da qui, guarda, dalle linee del cuore e della vita che si intersecano in modo brusco!”
Fatto sta che oggi ho ben due figlie, nonostante le mie e le altrui convinzioni. Ed essere mamma è una delle poche certezze che ho e di cui mai mi pentirei, nonostante tutto.
Dico questo perché credo che la mia convinzione adolescenziale venisse dal fatto che non mi sentissi portata o all’altezza del ruolo, e di fatto certi giorni lo credo ancora: i dubbi sono sempre tanti, non so mai se sto facendo la cosa giusta, dicendo la cosa giusta, comprando la cosa giusta, dando il messaggio giusto.
Fatto sta che oggi ho ben due figlie, nonostante le mie e le altrui convinzioni. Ed essere mamma è una delle poche certezze che ho e di cui mai mi pentirei, nonostante tutto.
Dico questo perché credo che la mia convinzione adolescenziale venisse dal fatto che non mi sentissi portata o all’altezza del ruolo, e di fatto certi giorni lo credo ancora: i dubbi sono sempre tanti, non so mai se sto facendo la cosa giusta, dicendo la cosa giusta, comprando la cosa giusta, dando il messaggio giusto.
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