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Luisa Ruggiero - A Blog Story
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La solitudine delle “Risorse Umane”

Me lo ricordo ancora come se fosse ieri. Ricordo esattamente il momento in cui mi sono innamorata dell’idea di lavorare come “HR” in azienda. Ero all’Università, frequentavo il corso di Teorie e Tecniche del colloquio con il Prof. Gianni Montesarchio e avevo assistito a qualche lezione del Prof. Renzo Carli. Due nomi, due Prof. che non dimenticherò mai: le loro lezioni magistrali erano “illuminanti”. Da lì l’idea di anticipare i tempi, fare un master prima di laurearmi per portarmi avanti, non vedevo l’ora di cominciare.
Le persone che incontri nella vita spesso, senza esserne consapevoli, possono cambiare il tuo destino semplicemente con un gesto, una parola, trasmettendoti le loro passioni: e Gerry fece proprio questo, con la sua passione per la “direzione del personale” mi diede conferma che ero sulla giusta strada. Avevo trovato la mia strada: le Risorse Umane.
Dal master all’azienda è stato tutto un susseguirsi di passione, amore e desiderio. Quello che studiavo prima, e facevo poi era mosso da autentica passione, dal desiderio di fare, di imparare, di riuscire.
Quando ho iniziato il mio percorso all’interno della funzione “HR” ero convinta fermamente che fosse il lavoro più bello del mondo. E lo confermo! E’ un lavoro bellissimo, sempre diverso e mai uguale a se stesso, ma difficile, davvero.
E più cerchi di farlo bene, con competenza, con passione, con visione, in modo costruttivo, più diventa difficile.
Difficile perchè ha a che fare con le persone, persone che spesso non vanno oltre il ruolo e le stigmatizzazioni dello stesso. Mi spiego meglio e cerco di essere meno criptica. Mi risulta complicato perchè è da tanto che penso a questo post, ma poi non ho mai trovato il leit motiv giusto, e ora che sento di averlo sono anche consapevole che non sono lucidissima perchè un pò delusa e frustrata. Ma cercherò di usare questo testo anche per chiarire a me stessa tanti aspetti importanti.

Sono consapevole del fatto che molti di voi – oserei dire la maggior parte – non hanno una visione positiva delle risorse umane. E non ho intenzione di biasimarvi per questo. Nella mia vita professionale, io stessa, ho incontrato tanti HR di cui alcuni bravissimi e compententi, altri meno e un numero abbastanza consistente di incompetenti: è vero anche che la funzione HR è sempre sottostimana in termini di teste, e fare progetti bellissimi senza il numero giusto di risorse non è facile per nulla.
C’è, inoltre, un aspetto fondamentale che molto spesso non è compreso: l’HR non è più l’ufficio risorse umane che si occupa solo ed esclusivamente di buste paga e licenziamenti. Non vorrei distruggere le vostre certezze, ma se pensate che questo sia il core delle risorse umane, siete rimasti agli anni ’70. Il nostro ruolo non è quello di determinare aumenti, valutare performance, stabilire il numero di risorse richieste per ogni dipartimento, etc. etc. Tutte queste decisioni sono in capo al manager e non all’HR ed è giusto che sia così. Perchè mai in qualità di HR dovrei poter decidere il carico di lavoro e quindi il numero di risorse che servono ad un manager? Quello che farò sarà supportare il manager nell’analizzare i modelli organizzativi, i trend, come si muovono i competitor, etc. etc. ed aiutarlo quindi a prendere la decisione giusta. Se il suo team è in difficoltà, lo supporterò con attività di coaching, formazione e sviluppo. Lavorerò con lui per capire se le risorse che ha nei diversi ruoli hanno le competenze necessarie o se possono performare meglio in altri ruoli.

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May 31, 2018by luisar
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E SE IL TEMPO PROVASSIMO AD ALLARGARLO?

Il tempo, la dannazione di oggi, di molti di noi e con tante e differenti declinazioni. Il tempo non basta mai, è sempre troppo poco, passa troppo velocemente, se ne dovrebbe avere di più, sarebbe bello poterlo allungare questo tempo per beneficiarne. E questo è quello che sentiamo dire intorno a noi indipendentemente dal contesto in cui ci troviamo: a lavoro così come nella vita privata. Ma come possiamo allungare questo tempo? E siamo davvero sicuri che sia la soluzione giusta, quella di aspirare ad allungare il tempo? L’altro giorno, durante una conversazione con un caro amico, discutevamo della sensazione comune di non riuscire a vivere a pieno il tempo che abbiamo a disposizione, la sensazione di sprecarlo mentre lui scorre e passa inesorabile e poi lui mi ha inoltrato un piccolo frame di un vecchio film di Edoardo De Crescenzo davvero illuminante. Il film è 32 Dicembre. Eccolo:

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February 23, 2018by luisar
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Tresca si Tresca no

Alla fine degli anni ’90 tutte le testate giornalistiche mondiali riportavano informazioni a caratteri cubitali su quello che è stato uno degli scandali più clamorosi della politica americana: il  Sexgate.
Come non ricordarlo? E comunque, se qualcuno ha la memoria a lungo termine disagiata o magari è troppo giovane e approda per caso da queste parti, faccio un breve riassunto del caso. La giovane Monica Lewinsky fresca di laurea in Psicologia, entra in Casa Bianca per uno stage e si innamora del suo capo, l’allora Presidente Bill Clinton. I due, presi dall’ardore decidono di consumare questa travolgente passione nella stanza ovale, nei dintorni di essa, e così via. Ma lei, giovane e forse incredula, non riesce a tenere il segreto e racconta tutto ad una sua cara amica, che ha l’abitudine comunissima (lol) di registrare gli audio delle telefonate e di diffondere poi urbi et orbi questi audio. Da quel momento in poi la storia si infittisce, iniziano indagini, interrogatori etc. etc. per poi avere una confessione di entrambi che dichiarano di non aver avuto rapporti sessuali ma solo orali (ambèè!!). Se vi interessa nel dettaglio il Sexgate, cercatelo su google e avrete una sfilza di articoli più o meno dettagliati sul fatto, antefatto e post fatto. Per me questo evento di cronaca, seppur risalente oramai a quasi vent’anni fa, è un ottimo incipit per una serie di riflessioni che mi frullano nella testa da un po’.

Piccola Premessa

Se il capo in oggetto non si fosse chiamato Bill Clinton, il caso non avrebbe fatto sicuramente tanto scalpore! Di fatto poco importa dove e come abbiano o meno consumato la loro passione: ciò su cui vorrei mettere l’accento è che erano due persone che lavoravano per la stessa azienda e uno dei due era in una posizione di potere rispetto all’altra. Cosa succederebbe se trasmutassimo ad oggi l’accaduto? Come sarebbe visto il Bill di turno? E lei, Monica, come avrebbe gestito il post? Da una sua non recentissima intervista per VanityFair, si evince che abbia fatto davvero fatica a lasciarsi questa vicenda alle spalle e riappropriarsi della sua vita. Perché nel 1998 questa  “tresca” fece tanto clamore? D’altronde non credo che sia stato il primo caso di relazione sul posto di lavoro tra capo e collaboratore e non sia nemmeno l’ultimo.

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June 29, 2017by luisar
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UNA SANA ROUTINE

In giro sul web ci sono moltissimi articoli “motivazionali” sulle abitudini dei leader di successo, e in particolare sul tema della sveglia e della routine del mattino. Sembra che tutti seguano una stessa regola: sveglia tra le 4,30 e le 6 del mattino. Motivo? Usano quel tempo per produrre: producono, essenzialmente, energia per se stessi, prendendosi del tempo da dedicare ad attività ad alto valore aggiunto che durante il giorno poi non potrebbero seguire. E quindi che cosa fanno? C’è chi come Padmasree Warrior, CEO di NIO, si sveglia alle 4,30 e dedica 1 ora tra email e news per capire l’andazzo della giornata e poi fa 1 ora di esercizio fisico per darsi la carica per affrontare la giornata tra figlio e azienda. Oppure c’è chi come Obie Mckenzie, Managing Director di BlackRock, si sveglia presto per dedicare almeno un’ora del suo tempo a sua moglie perché poi per il resto della giornata non la vedrà. Potrei continuare all’infinito con gli esempi, da Michelle Obama che fa ginnastica tutte le mattine perché le da la carica per la giornata, a Cameron Diaz che dedica più di 1 ora alla sua routine del mattino, tra ginnastica, meditazione e colazione.

Tanto di cappello, svegliarsi presto la mattina e prendersi del tempo per se stessi, perché questo tempo sai che durante il giorno non ce l’avrai mai più. Consapevolezza che mi risuona nel cervello e mi dice che in fondo, tanto distanti da me loro non sono (se non per il successo e gli annessi del successo). Anche io so che una volta uscita di casa non avrò mai più tempo per me per il resto della giornata, e quindi, come loro mi sveglio presto al mattino (e in molti possono testimoniarlo).

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March 19, 2017by luisar
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QUANTO È ROCK IL TUO PROFILO LINKEDIN?

Sono tornata ad occuparmi di Selezione del Personale dopo quasi 9 anni e devo dire che le dinamiche sono totalmente cambiate. I Social Media dominano le regole del gioco e questo vale non solo nella vita personale di ognuno di noi, ma anche in quella professionale che lo vogliamo o no. Oggi, professionalmente parlando, se non hai un profilo Linkedin non esisti per il mercato della Selezione. E non è una mera questione di presenza e basta, ma stiamo parlando di un vero e proprio biglietto da visita, è la nostra presentazione al mondo, il nostro “Personal Branding” per dirla all’americana.

Molte aziende e societá di selezione del personale stanno usando le soluzioni offerte da Linkedin per la ricerca dei profili giusti e questo offre un grande vantaggio per chi vuole muoversi sul mercato e rendersi visibile: Linkedin ti consente di costruire relazioni professionali in maniera molto democratica, arrivando a contattare persone altrimenti inarrivabili. Ovviamente ci sono delle regole da seguire e una delle più importanti è avere un profilo che parli di noi, che ci rappresenti degnamente e che sia legato ai nostri obiettivi professionali.

Non è mia intenzione scrivere un’articolo tecnico e omnicomprensivo su Linkedin, per questo esistono davvero tanti ottimi autori e libri, e tra tutti vi consiglio di leggere il libro di Ale Agostini “Fai carriera con Linkedin”. Mi piacerebbe, invece, darvi degli incipit semplici e diretti su 8 cose facili facili da fare per rendere il vostro profilo più attrattivo e lo dico dal punto di vista di addetta ai lavori costretta a vedere certe volte davvero cose imbarazzanti.

 

# 1: L’importanza della Foto Profilo

Impostare una foto profilo su Linkedin non è una scelta facoltativa ma è un “must”. È oramai declarato che i profili senza foto sono in assoluto i meno visionati. Ma attenzione alla foto che usiamo! Non basta prendere la prima foto che ci capita nella galleria immagini e postarla brutalmente sul profilo: la nostra immagine parla di noi, di come ci vediamo e cosa vogliamo mostrare agli altri. Una foto professionale sarebbe l’optimus, ma siccome non possiamo tutti investire in uno shooting, ecco alcuni accorgimenti da usare nella scelta della foto:

  • usiamo una foto a colori e non in bianco e nero;
  • la foto dovrebbe mostrare il nostro viso principalmente, al massimo mezzo busto;
  • usiamo una foto in cui ci mostriamo come siamo abitualmente a lavoro, quindi vietate foto personali (veto totale alle foto di noi in vacanza, vicino l’albero di Natale, mentre ci baciamo sotto il vischio, etc. etc.);
  • i vestiti che indossiamo in foto devono essere rappresentativi del tipo di lavoro che facciamo o vogliamo fare. Se il nostro nome all’anagrafe non è Mariano Di Vaio o Taylor Hill, evitiamo di usare foto in costume: loro, volendo, potrebbero perchè per lavoro fanno i modelli e quindi avrebbe senso (non parliamo di estetica ovviamente, ma di fitting tra chi siamo e che lavoro facciamo).

# 2 L’importanza delle parole chiave

Le parole chiave (keywords) per Linkedin hanno la stessa importanza delle parole chiave per le ricerche su Google. Queste, infatti, sono le parole che consento agli altri (selezionatori, head hunters, business partners, etc.) di trovarci su Linkedin.
Io stessa se devo cercare, per esempio, una risorsa per il ruolo di Key Account con esperienza nel settore Fashion per il canale Retail, userò tutte le parole che ho declinato in grassetto per il mio scouting. Se il tuo profilo ha queste keywords, apparirà in alto nei risultati della mia ricerca: questo perché l’algoritmo mi mostrerà prima i profili che hanno la maggior densità di parole chiave. Assicuriamoci, quindi, che il nostro profilo abbia le giuste parole chiave e che queste siano presenti un pò dappertutto: nella headline, nel summary e nella declinazione delle nostre esperienze di lavoro.

# 3 L’importanza della Headline

La headline è il primo messaggio, dopo la foto, che le persone vedono di noi. Spesso le persone usano scrivere solo il job title attuale: evitiamo quest’errore! L’Headline è molto di più, è il riassunto in 120 parole di chi siamo. È la nostra presentazione al mondo, per cui spendiamo qualche minuto in più e scriviamola bene. Nel mio caso vedrete che ho solo l’attuale job title, e questa è una scelta motivata da un progetto di employer branding che stiamo seguendo, poi ve ne parlerò.

#4 L’importanza del Summary

Questa è la sezione che descrive al mondo le nostre esperienze e le nostre competenze. È la sezione che cattura o manda via il lettore, è la nostra prima occasione di incontro e contatto con chi sta visitando il nostro profilo più attentamente. E allora usiamo questo spazio per parlare di noi, dei nostri obiettivi e delle nostre competenze e non dimentichiamo di usare le “keywords”.

#5 L’importanza delle azioni

Al termine del summary non dimentichiamo di inserire un’azione, quella che gli esperti di social media e digital stratega chiamano “call to action”. In sostanza invitiamo chi ci sta leggendo a connettersi con noi, per esempio, oppure dichiariamo esplicitamente cosa stiamo cercando.

#6 L’importanza dei contatti

Sembra scontato, lo so, ma credetemi capita molto più spesso di quanto possiate immaginarlo: le persone non lasciano dettagli su come essere contattati. Grave, gravissima dimenticanza! Decidiamo il nostro canale preferenziale per essere contattati e lasciamo quello. Ovviamente deve essere un canale che controlliamo con frequenza: evitiamo il nostro indirizzo email che leggiamo una volta all’anno!

#7 L’importanza delle immagini

“Anche l’occhio vuole la sua parte”: frase trita e ritrita, lo so, ma scontatamente vera soprattutto sui social. Se vogliamo rendere il nostro profilo un po’ più vivo e attrattivo, aggiungiamo foto, video, presentazioni. Offriremo a chi ci sta visitando un motivo in più per soffermarsi sul nostro profilo.

#8  L’importanza del Networking

Il potere di Linkedin sta, in buona sostanza, nel fatto che in pochissimi steps puoi entrare in contatto con persone di tutto il mondo. Le persone con cui siamo connessi sono il nostro primo livello di networking e ci danno accesso ai loro contatti, che diventano il nostro secondo livello di connessioni, e così via…Più connessioni abbiamo maggiore è la possibilità di comparire nelle ricerche degli altri. Ovviamente, come nella vita reale, le connessioni (relazioni) vanno curate: non è pensabile che si abbiano 5000 connessioni e non si interagisca con nessuno di loro. Se davvero vogliamo sfruttare le potenzialità di Linkedin dobbiamo impegnarci nella cura delle nostre connessioni e renderci visibili a loro, ma su questo c’è talmente tanto da dire, che magari scriverò un post dedicato.

Come avevo anticipato queste sono solo delle semplici strategie per rendere il nostro profilo Linkedin più fruibile e utile allo scopo. Ogni piattaforma social ha le sue regole e il suo utilizzo, esiste una netiquette per tutto. Ovviamente ognuno è libero di prendere questi suggerimenti come vuole, chiaramente come Recruiter mi dispiace che le persone non utilizzino in maniera appropriata i sistemi che hanno a disposizione perdendosi cosí delle occasioni.  Se vi va provate a cambiare qualcosa nel vostro profilo: questo non assicura che cambierete lavoro, ma sicuramente la vostra visibilità aumenterà, l’ho sperimentato in prima persona. E se fate la prova, fatemelo sapere che succede, sono curiosa. In bocca al lupo in ogni caso per la vostra ricerca, se state cercando!

December 1, 2016by luisar
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“Nessuna conoscenza, se pur eccellente e salutare, mi darà gioia se la apprenderò per me solo. Se mi si concedesse la sapienza con questa limitazione, di tenerla chiusa in me, rinunciando a diffonderla, la rifiuterei." Seneca

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